Comunità di San Leolino. Una comunità tra fede e cultura*
di don Carmelo Mezzasalma
* Testo scritto per la rivista «Unità e carismi» (di prossima pubblicazione)
Ogni famiglia religiosa, ogni carisma, sono costituiti da un’esperienza dello Spirito che Dio ha permesso all’iniziatore o fondatore di fare in un determinato momento della sua vita e insieme ai suoi primi discepoli. Così, l’origine di ogni carisma è diversa ma nasce sempre dal desiderio di Dio di dare al mondo un modo nuovo di vivere la vita cristiana. Sorge, quindi, per le necessità della Chiesa perché è proprio la Chiesa che permette agli uomini di mettersi in relazione con Dio, di vivere la vita di Cristo, le virtù teologali e la vita in comune in una forma del tutto nuova. È sulla base di questo semplice e profondo sentire cristiano che si può comprendere anche la nostra Comunità nata sedici anni fa nella Pieve di S. Leolino, a Panzano in Chianti (Diocesi di Fiesole).
All’origine della Comunità si trova il cammino umano e spirituale di un gruppo di giovani universitari fiorentini che, nel 1985, guidati dal loro ex professore di filosofia, Carmelo Mezzasalma, fondano a Firenze una rivista dal titolo “Feeria. Un foglio per una giovane letteratura”. Feeria è un termine coniato dallo scrittore cattolico inglese J.R.R. Tolkien – l’autore del celebre Il Signore degli Anelli –, che con quel termine voleva indicare uno spazio della creatività e della fantasia. Tolkien, a quel tempo, non era molto conosciuto in Italia, ma la lettura dei suoi saggi contenuti nel volume Albero e foglia (trad. it. Rusconi 1976) fu una scoperta illuminante in quanto lo scrittore, profondamente cristiano e formato nello spirito dell’Oratorio del beato J. Henry Newman di Birmingham, presentava la creatività umana come la soglia privilegiata per entrare nel messaggio evangelico. La fondazione della rivista diede origine anche a una serie di approfondimenti e incontri, assai frequenti, sul valore della fede cristiana e sulla sua capacità ancora di dialogare con il mondo contemporaneo.
Iniziava in questo modo un vero e proprio cammino formativo, spirituale e intellettuale che portò piano piano a riscoprire il senso della fede e delle sue motivazioni in un mondo sempre più secolarizzato. Tuttavia, l’esperienza di quei giovani studenti di filosofia a Firenze sembrava un fatto provvisorio e limitato nel tempo. Voleva essere soltanto una palestra, un modo per sperimentare la propria “autoformazione” secondo la suggestiva indicazione di Romano Guardini. Per cui, esaurita l’esperienza, ognuno avrebbe potuto prendere la sua strada. Invece, accadde qualcosa di sorprendente: l’intensa vita di preghiera nel santuario 1della SS. Annunziata di Firenze, la frequenza ai sacramenti e alla liturgia, gli incontri spirituali e formativi, dettero una svolta a quella esperienza. Poco alla volta si fece chiara una particolare chiamata di Dio a formare una comunità stabile di vita religiosa con lo scopo di evangelizzare la cultura contemporanea attraverso i mezzi della cultura. Il 31 ottobre 1997, primo Centenario della morte di santa Teresa di Lisieux, proclamata in quell’anno Dottore della Chiesa e speciale patrona della nascente esperienza, Mons. Luciano Giovannetti, Vescovo di Fiesole, accoglieva nella Pieve di S. Leolino a Panzano, quel piccolo gruppo di giovani universitari che, nel frattempo, si erano dati una vera e propria “Regola di vita” scandita tra la preghiera e lo studio. Nasceva così una comunità di vita in comune che, nello spirito del concilio Vaticano II, voleva mettersi al servizio della nuova evangelizzazione tra il mondo contemporaneo e il perenne Vangelo di Gesù Cristo. Il 15 agosto 2008 il Vescovo di Fiesole, Mons. Giovannetti, dà l’approvazione diocesana della Comunità come Associazione pubblica di fedeli. In questi dieci anni sono nate anche, del tutto spontaneamente, alcune vocazioni sacerdotali e culminate nella stessa ordinazione presbiterale del fondatore, Carmelo Mezzasalma, il 30 aprile 2011, pur essendo lo spirito della Comunità prettamente laicale onde essere in grado di svolgere il suo apostolato in tutti gli ambienti e soprattutto con i “lontani” dalla fede. Pur prendendo il nome dal luogo in cui vive, il vero nome della Comunità è, infatti, “Comunità tra esodo e avvento”, volendo sottolineare l’esodo di coloro che cercano un senso alto alla propria vita e la risposta di Cristo.
In questi sedici anni di vita, in ogni caso, la Comunità ha fatto di San Leolino e del suo complesso un centro di spiritualità e di cultura con manifestazioni e incontri (arte, musica, letteratura, spiritualità) frequentati da persone provenienti dalla Toscana e da ogni parte d’Italia. In più, la Comunità, su invito dei Vescovi o di Associazioni, si è spostata in diversi parti dell’Italia per portare il suo particolare carisma e organizzando incontri sempre strutturati tra cultura e annuncio del Vangelo. Di fatto, la spiritualità della Comunità cerca di unire la vita contemplativa e la vita attiva poiché entrambe hanno bisogno l’una dell’altra. Da qui, la grande cura della vita liturgica, l’impegno dell’intimità con Dio nella preghiera anche attraverso la Liturgia delle Ore e la meditazione, la dedizione allo studio (una scuola di comunità ogni mercoledì), per individuare il modo migliore di annunciare all’uomo contemporaneo la vita di Cristo e la sua inesauribile ricchezza. Così, la Comunità vive il suo carisma di evangelizzazione della cultura attraverso due modalità precise: l’educazione e l’attività spirituale e culturale con la rivista semestrale “Feeria. Rivista per un dialogo tra esodo e avvento” e la casa editrice Edizioni Feeria-Comunità di San Leolino. Da alcuni anni, infatti, la Comunità dirige l’Istituto “Marsilio Ficino” di Figline Valdarno (Scuola Media-Liceo Classico e Scientifico) su incarico della Diocesi di Fiesole e dove diversi membri della Comunità sono anche insegnanti.
Infine, fin dagli inizi, il rapporto della Comunità con gli altri carismi, antichi e nuovi, è stato sempre fecondo e ricco di iniziative in comune: aiutare i carismi a riscoprire le loro radici, coltivare sempre l’amicizia e il rapporto con le esperienze nuove poiché non si dà nessuna evangelizzazione nuova senza questo spirito di comunione e di condivisione anche tra i carismi. Come ha insegnato bene il concilio Vaticano II e la profetica esperienza di Chiara Lubich con l’Opera di Maria.
Una postilla necessaria: perché la cultura?Il campo della cultura, nel mondo postmoderno, e come aveva intuito il concilio Vaticano II, è realmente un campo nuovo di inculturazione della fede cristiana. Non solo la cultura così detta alta (per certi versi in crisi, come lo è anche la questione educativa), ma la cultura vissuta dalle persone e dai loro comportamenti in un mondo frantumato e privo di grandi idealità, spirituali e sociali. Naturalmente, la fede non è cultura, ma non può esistere al di fuori della cultura. E allora, aiutare l’uomo ad elaborare cultura perché la vita possa avere un senso da custodire e dispiegare con cura, non può lasciare indifferenti i discepoli di Cristo. Di fatto, il volto culturale del cristianesimo rinvia alla memoria di Gesù Cristo che non è solo riducibile a una formalità di contenuti e di credenze. Questa memoria è un incessante forza culturale che instaura una frattura feconda nei simboli sociali, nei valori etici e anche religiosi. Indica un capovolgimento dei modi di esistere e anche un cambiamento nelle relazioni umane. L’immagine di Gesù che consuma i suoi pasti con i peccatori e i lontani da Dio è uno dei tratti più sorprendenti e originali di Gesù. Forse quello che più lo differenzia da tutti i suoi contemporanei e da tutti i profeti e maestri del passato, così come ha scritto un teologo (J.A. Pagola, Gesù un approccio storico, Borla, Roma 2009, p. 224). In altre parole, la fede cristiana è in grado di produrre cultura, una cultura diversa e nuova rispetto alla stanchezza e ai compromessi sociali del mondo contemporaneo.
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